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Cos’è l’Eutonia    Gerda Alexander ne dà una descrizione 

                                sintetica ed esaustiva. Ecco il testo.

 

“L’eutonia propone una ricerca, adattata al mondo occidentale, per aiutare l’uomo del nostro tempo a raggiungere una consapevolezza approfondita della sua propria realtà corporea e spirituale in una vera unità. Invita ad approfondire questa scoperta di se stessi senza ritirarsi dal mondo esterno ma attraverso un ampliamento della propria coscienza quotidiana attraverso la quale libererà la sua forza creatrice in un aggiustamento migliore nei riguardi di tutte le situazioni della vita con un arricchimento permanente della sua personalità e della sua realtà sociale”.

Questi i punti importanti:

​​

           è una ricerca per le persone del nostro tempo;

adatta alla cultura occidentale;

 

          si propone di far raggiungere una profonda consapevolezza dell’Uno che siamo superando la frattura tra mente e corpo, tra spirito e materia;

 

        affida questo percorso alla “presenza consapevole” rivolta alla vita quotidiana;

 

        da questo incontro tra la persona ed il mondo in cui vive, sia esso animato o inanimato, umano o no, si origina un impulso vitale di reciproca sintonia sempre più adeguata, sempre più fine sempre più mutualmente favorevole.

 

           la Persona se ne arricchisce migliorando in continuazione la propria dimensione fisica, emotiva, mentale, sociale.

La Pratica dell’Eutonia, è effettivamente una ricerca e si occupa prevalentemente degli aspetti somatici del Sé.

​

Le prime esperienze che vengono proposte (esperienze individuali) riguardano i “costituenti” fisici: la pelle, i muscoli, le ossa. Siamo invitati  ad eseguire un “inventario” una “riedizione” della consapevolezza che abbiamo del nostro corpo. Ci rimette in un percorso genetico. Come un bambino appena nato che cerca di sentire sé e le cose che lo attorniano toccando, prendendo in mano e mettendo tutto in bocca. Per capire gli è indispensabile sentire; per sapere “cos’è” ha bisogno di sentire “come è”.

 

Poi la relazione.

Con il mondo fisico, innanzitutto, quello regolato dalla gravità, quello che tesse continue relazioni tra la “terra”, il basamento solido che sta sotto di noi, ed il “cielo” verso cui ci dirigiamo quando ci alziamo in piedi. E’ l’esperienza della postura, dell’equilibrio posturale.

 

Come ci sentiamo nelle posture che assumiamo tutti i giorni quando stiamo seduti su una sedia, in macchina, al bar... quando camminiamo veloci perché siamo in ritardo o con un certo sforzo per salire le scale, o più morbidamente andando per vetrine?  E le domande sono: quante tensioni e dove sono collocate, come poter raggiungere una posturalità morbida, un movimento leggero, come disperdere meno energia inutilmente, come avere una gestualità solida ma anche fine e delicata?

 

Il movimento e il gesto ci orientano alla relazione con l’Altro e le proposte diventano esperienze in coppia, in piccoli gruppi, in grandi gruppi.  Il movimento ci avvicina e ci allontana; il gesto ci dà modo di comunicare. Il tono sostiene il camminare e la gestualità. E' quella caratteristica che nel dire “datti un tono” non parliamo solo di muscoli; è quella cosa per cui stringendo la mano di una persona sentiamo dalla testa ai piedi le emozioni che la attraversano.

Il tono è anche la funzione somatica che ci permette di dire senza parole, utilizzando un modo di comunicare che giustamente è stato chiamato “dialogo tonico”. E’ come la voce che sostiene la parola; se è sgraziata, fuori tono, distonica la comunicazione diventa meno gradevole se non addirittura scostante, finanche incomprensibile.

 

La “funzione tonica” è l’oggetto privilegiato dell’esperienza dell’Eutonia.

Eutonia è esattamente il contrario di Distonia.

H. Wallon, psicologo genetico, colui che con le sue teorie sullo sviluppo del bambino ha fornito gli elementi teorici e clinici che hanno dato origine alla Pratica Psicomotoria, ha descritto la funzione tonica come “la stoffa di cui sono fatte tutte le cose”  e ancora “è la funzione da cui si origina il crocevia  dell’emotivo, del cognitivo, del sociale”.

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